Per comprendere il funzionamento della tassazione agevolata sui contratti d’affitto a scopo abitativo, bisogna spiegare cosa comporta la cedolare secca, che è in grado di “congelare” l’ammontare del canone di locazione da dichiarare nel Modello 730.
La cedolare sostituisce il regime fiscale ordinario sui redditi d’affitto, permettendo di applicare, al posto dell’Irpef, delle addizionali e imposte di registro e bollo 2 aliquote fisse (una al 21%, in caso di contratti a canone libero; una al 10%). Con la cedolare secca, si “separa” dall’imponibile Irpef il reddito annuo percepito con l’affitto, applicandovi l’aliquota del 21 o del 10 per cento. Bisogna però fare attenzione, in quanto la cedolare secca deve essere di volta in volta valutata in base ai singoli casi e differenti situazioni. La cedolare permette, comunque, di avere aliquote più basse dell’Irpef ma ha una limitazione:la sospensione per il locatore della possibilità “di chiedere l’aggiornamento del canone a qualunque titolo (compresi gli aggiornamenti Istat), anche se tale facoltà è prevista nel contratto di locazione”.
Per quanto riguarda gli adempimenti successivi alla registrazione di un contratto di locazione con opzione sulla cedolare secca, bisogna dire che non ci sono adempimenti, se non con la revoca dell’opzione. Deve essere tutto concluso con una raccomandata obbligatoria dove fare presente all’inquilino di voler scegliere il regime opzionale della cedolare. Una volta registrato il contratto il locatore non dovrà fare nient’altro, se non revocare l’opzione in caso che la tassazione ordinaria è in realtà più conveniente.
Un’altra questione è quella circa la validità della cedolare secca in relazione alla tipologia di contratto di affitto: per applicare il regime opzionale è fondamentale che il contratto sia stipulato a fini abitativi (a prescindere dalla sua durata) ma anche, che non sia compreso nell’ambito di un’attività strumentale/commerciale; stessa cosa se una società o azienda volesse dare in affitto le proprie abitazioni.
FONTE: CAF ACLI