Arcidiocesi di Benevento e Parti sociali per lo sviluppo del Sannio

Un manifesto per crescere insieme

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Questo documento prende le mosse dall’iniziativa dell’Arcivescovo di Benevento finalizzata al dialogo con le Parti sociali sulle questioni dello sviluppo del nostro territorio, dialogo avviato ormai da alcuni anni. Seppur in partenza l’obiettivo di questo confronto era immaginato solo come uno scambio di opinioni che potesse stimolare ciascuno ad un atteggiamento di maggiore concordia, dal dialogo orientato esclusivamente alla ricerca di strade per il bene comune dei nostri territori è emersa la volontà condivisa di eleggere la sede vescovile a luogo dove potere esprimere un’unità d’intenti per avanzare proposte rivolte agli interlocutori istituzionali a cui competono, ai diversi livelli, risposte alle problematiche che investono le nostre comunità. Tale iniziativa intende essere complementare e integrata rispetto alla lettera dei Vescovi della Metropolia Beneventana “Mezzanotte del Mezzogiorno?”, del 13 maggio 2019. L’approccio scelto è quello di porsi non in un’ottica di contrapposizione ma di stimolo, collaborazione e affiancamento – se tale atteggiamento viene effettivamente accolto – nella soluzione delle questioni che contraddistinguono la vita socio-economica delle nostre aree.
Non si intendono affrontare qui tutti i problemi che ci preoccupano, ma indicare alcune priorità su cui si chiede di intervenire in maniera incisiva, pur consapevoli dei vincoli molto stringenti che oggi caratterizzano l’azione dei soggetti istituzionali. Non vogliamo produrre un ennesimo documento che duri lo spazio di un mattino sulle pagine dei giornali o sui portali online d’informazione, ma promuovere momenti di confronto con i responsabili, nei quali chiedere l’assunzione di precisi impegni, con l’onere di verificarne periodicamente l’attuazione. Ciò in una logica, per chi svolge ruoli di responsabilità, di render conto delle decisioni assunte e dei risultati conseguiti.

Un patrimonio che non può rimanere inespresso

Il Sannio ha un grande patrimonio in buona parte inespresso, pur con le sue eccellenze nel settore agroalimentare ed enogastronomico, con prodotti di assoluta qualità, riconosciuti tali ben oltre i confini regionali. Anche il turismo religioso, con la presenza di un gigante della spiritualità come S. Pio, che attira a se flussi di pellegrini molto significativi a Pietrelcina, potrebbe determinare un movimento più ampio di turismo culturale a beneficio dei nostri territori, ricchi di risorse storiche, artistiche e archeologiche di assoluto valore se pensiamo soltanto al complesso di S. Sofia (che gode del riconoscimento dell’Unesco) o a risorse sottovalutate e non valorizzate con progettualità ad hoc, che potrebbero determinare iniziative nel quadro della sostenibilità ambientale, quali sono i cosiddetti Cammini presenti nella nostra Provincia (in particolare la “Via Francigena” e il “Il Cammino dell’Arcangelo”). Un’altra freccia al nostro arco è rappresentata dalle risorse termali che coniugano componenti diverse, come benessere, salute ed ambiente, le quali costituiscono oggi aspetti di grande attrattiva di un territorio.
Nonostante la disponibilità di questi importanti asset che potrebbero creare grandi opportunità per un decollo della nostra economia provinciale, essa procede a ritmi blandi, perché tali settori non sono connessi in una visione di rete. Mancano strategie da parte delle istituzioni competenti che vadano a rafforzare gli sforzi dei tanti imprenditori ed operatori impegnati in questi settori. Mancano quelle azioni di sistema che elevino la qualità e potenzino le attività, le reti e i servizi di questi settori, in particolare per quel che riguarda il rafforzamento del sistema ricettivo turistico.

La centralità dell’agroalimentare

In questo momento parte del territorio della provincia di Benevento è sotto i riflettori per l’importante riconoscimento di “Sannio Falanghina Città europea del vino 2019”. Un’opportunità che fotografa la centralità riconquistata dal settore agricolo e da quello agroalimentare. Basti pensare che nel Sannio beneventano sono presenti circa la metà dei vigneti dell’intera regione Campania per coglierne le enormi potenzialità. Registriamo ancora un segno positivo per l’export agroalimentare della Campania. Il trend positivo è confermato anche dagli ultimi dati Istat (IV trimestre 2018). Mentre l’export agroalimentare della Campania cresce del 3,6%, il Sannio tocca quasi il raddoppio delle esportazioni. Pur restando la provincia con il valore più basso dell’export, il territorio beneventano si avvicina nell’ultimo trimestre dello scorso anno a un fatturato di 25 milioni di euro. Numeri che confermano una tendenza positiva che va consolidandosi, la quale va accompagnata con politiche di sostegno alla competitività, in grado di fare da volano agli altri settori.
E’ una realtà produttiva in cui si intrecciano le storie di tante famiglie che hanno creduto nella possibilità che, lavorando e scommettendo sulla propria terra, si potessero ricavare frutti in termini di soddisfazione, lavoro e futuro anche per i propri figli. Il comparto vitivinicolo, ma tutto il settore agricolo, rappresenta il più forte marcatore di identità del nostro territorio sotto l’aspetto dell’ambiente, del paesaggio. Eppure anche questa opportunità rischia di essere ricordata come un’occasione mancata, se non si riuscirà a determinare quel salto di qualità che consenta ai nostri vini di collocarsi nella fascia più alta della vendita a livello nazionale e internazionale, che assicurerebbe maggiori opportunità ai nostri produttori. Il raggiungimento di tale obiettivo spingerebbe e sosterrebbe tutti gli altri nostri prodotti tipici, anzi diremmo tutto il mondo economico sannita. Ma scontiamo un ritardo nella spesa dei fondi europei, che la Regione Campania si era impegnata a mettere a disposizione per incanalare queste potenzialità. Su questa questione le Parti sociali, insieme con la Chiesa beneventana, intendono immediatamente esercitare un’azione forte di interpello.
Un caso eclatante riguarda due misure chiave del PSR – Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020: gli ammodernamenti strutturali nelle aziende agricole e l’insediamento dei giovani agricoltori. Da nove mesi risultano “incagliati” 4.558 progetti, che rappresentano un valore complessivo di investimenti pari a circa 1 miliardo di euro su scala regionale. La dimensione dei ritardi va sommata all’assenza di iniziative per trovare la copertura finanziaria per i progetti selezionati, ma non finanziabili per carenza di risorse. Le risorse messe a bando consentiranno di finanziare circa il 10% dei progetti presentati.
Il tema della spesa efficiente ed efficace dei fondi europei è centrale nella definizione di programmi di sviluppo. Non si possono ripetere gli errori del passato spendendo e rendicontando risorse dell’Unione Europea per progetti inutili e improduttivi. Anche in questo caso siamo a proporre che si apra un processo capace di individuare i bisogni prioritari della provincia di Benevento e su questi investire le risorse dei fondi strutturali per determinare impatti positivi, visto che nei fatti tali risorse non sono più aggiuntive ma sostitutive rispetto ai fondi ordinari. Ci sono aree della nostra provincia in cui incentivare nuove tipologie di coltivazioni anche per incrementare la produttività di alcune aziende agricole, soprattutto dove la riconversione dal tabacco non si è ancora compiuta del tutto. In ogni caso è importante che si crei un collegamento più forte tra produzione agricola e industria locale, in modo da realizzare una filiera sannita.

Le infrastrutture materiali e immateriali che mancano: freno allo sviluppo

E’ imprescindibile, pertanto, l’interdipendenza tra turismo enogastronomico – turismo religioso – turismo culturale – viabilità e trasporti. La città di Benevento ha un forte bisogno di maggiori e migliori collegamenti viari e ferroviari che possano permettere una facilità di spostamenti agli studenti universitari, a tanti turisti che dalle zone costiere intendano raggiungere le zone interne del Sannio, ma anche a tante persone che vogliano venire a vivere nei nostri paesi, pur continuando a lavorare in particolare nella conurbazione napoletana. Così com’è fondamentale migliorare la viabilità interna alla Provincia che ha costretto le comunità di alcuni nostri territori a lanciare vere grida di dolore per l’isolamento di fatto a cui sono costrette. Una qualità di vita decente passa soprattutto attraverso la capacità di aggredire e superare i divari civili, in cui rientra certamente la mobilità, che incoraggerebbe le persone e le famiglie a restare nella propria terra. A ciò si unisce l’esigenza vitale delle nostre aziende di spostare le merci in maniera rapida e veloce per competere in maniera adeguata con altri sistemi territoriali. E’ qui che diviene importantissima l’attuazione del raddoppio della strada Telese – Caianello, il prosieguo dei lavori dell’alta capacità ferroviaria Napoli – Bari, il potenziamento della linea Benevento – Napoli via Valle Caudina ed il completamento della Fortorina. Il compito che ci assumiamo è quello di fare periodicamente il punto sulle fasi di realizzazione, perché sappiamo purtroppo che spesso il sistema burocratico blocca le opere.
Ineludibile è poi la questione della dotazione delle infrastrutture immateriali come la banda larga, la banda ultra larga e la fibra ottica, che davvero possono contribuire a rompere l’isolamento di cui soffrono le comunità e facilitare il lavoro delle nostre imprese. Siamo ben lontani, nella nostra provincia, da un grado di copertura soddisfacente (le famiglie raggiunte dalla rete fissa con velocità download di 30 Mbit/s o superiore sono il 36%, uno dei dati più bassi in Italia – fonte AgCom, febbraio 2019). Non possiamo come territorio restare, anche su questo versante, tra i fanalini di coda del Paese, poiché vorrebbe dire essere tagliati fuori dai processi di sviluppo, anche perché è proprio grazie all’implementazione della rivoluzione digitale che si possono superare quei gap infrastrutturali e quelle diseconomie che, come detto, penalizzano le aree interne. Esperimenti concreti applicabili al nostro contesto sono, per esempio, i Rural Lab e Hub: antichi casali e capannoni, immersi nel verde, dotati di banda ultra larga e riconvertiti al fine di ospitare moderne attività di ricerca, sviluppo, produzione e commercio.
È imprescindibile iscrivere in questo ambito anche l’opportunità rappresentata dalla ZES – Zona Economica Speciale – individuata nelle Aree Industriali di Ponte Valentino e Contrada Olivola. La città di Benevento, che è collocata su di una traiettoria strategica per gli scambi, ha la sua occasione di ottenere un ruolo centrale e da protagonista nel panorama industriale del Sud Italia. L’introduzione della ZES assume un’importanza fondamentale per il rafforzamento del tessuto industriale, logistico e per l’attrazione di investimenti esteri. La finalità è di sostituire la classica politica di interventi a pioggia, con un uso congiunto ed integrato di diversi strumenti nazionali e regionali. Le aziende insediate nell’ambito della ZES potranno beneficiare di specifici interventi e di condizioni favorevoli in termini: doganali – fiscali – finanziari – amministrativi. L’obiettivo è, da un lato, di valorizzare le pre-esistenze produttive locali e, dall’altro, sviluppare nuovi insediamenti industriali in grado di portare alla realizzazione di prodotti innovativi, incrementando il segmento produttivo, con ricadute occupazionali solide. L’orizzonte temporale previsto per gli investimenti nella Zes non potrà essere inferiore a 7 anni, mentre la ZES avrà una durata di 14 anni, eventualmente prorogabile di ulteriori 7. Le evoluzioni che si prefigurano anche mediante il dialogo fra gli interlocutori istituzionali, al fine di far progredire le nostre dotazioni infrastrutturali suggeriscono esiti fiduciosi.
Infine, appare davvero importante conservare le nostre istituzioni locali, atteso che con i disegni di riforma dell’apparato pubblico e istituzionale si è tentato di sottrarci la Provincia, la Prefettura, la Questura e il Comando provinciale dei Vigili del Fuoco. A questi si sarebbero aggiunti, in breve tempo, tutti gli altri Uffici periferici dello Stato, con grave nocumento per l’economia sannita a causa della cancellazione di altre migliaia di posti di lavoro pubblici e privati, che si sarebbero sommati a quelli persi a seguito dei tragici eventi alluvionali dell’ottobre 2015.

Formazione: leva strategica per innovare il sistema Sannio

Dobbiamo puntare su un sistema d’istruzione superiore e universitario in grado di connettersi con le esigenze delle imprese, cercando di qualificare i nostri studenti con competenze sempre più vicine al modello di Industria 4.0, ambito che inizia a farsi importante e forte nel Sannio. Così come è necessario preparare i giovani a quelle specializzazioni che attualmente mancano in provincia di Benevento, ma che sono richieste dalle aziende più grandi presenti sul territorio. Un’offerta formativa rivolta a competenze tali che assecondino processi di innovazione e trasferimento tecnologico vede come strumenti utili i percorsi di Specializzazione Tecnica post Diploma attraverso la creazione di Istituti Tecnici Superiori – ITS (di cui uno per l’efficienza energetica è già attivo a Benevento).
Coniugare ricerca, innovazione e ambiente diviene una scommessa molto importante. I settori della tipicità sannita, a partire dalla filiera agroalimentare, necessitano di interventi di alta formazione e di una ricerca universitaria in grado di studiare nuovi sistemi di lavorazione, moderni modelli di commercializzazione dei prodotti e di organizzazione aziendale. Introdurre una forte componente di innovatività nel mondo delle imprese avrebbe un impatto sistemico molto importante. E’ tempo di mettere attorno a un tavolo i rappresentanti del sistema scolastico e universitario, di quello universitario sannita unitamente al mondo produttivo e delle organizzazioni dei lavoratori per capire come utilizzare al meglio la leva della formazione per sviluppare la nostra realtà socio-economica.

Sistema delle imprese: direzione innovazione

Il sistema industriale sannita per diventare più competitivo deve imboccare decisamente la strada dell’innovazione tecnologica e dell’industria 4.0. Dal recente studio dell’Università del Sannio e di Confindustria Benevento, dal titolo “Dove va l’economia sannita”, solo il 30% delle aziende sannite adottano innovazioni in forma sistematica, mentre il grosso del corpo industriale provinciale opera ancora in settori maturi, con scarso accesso agli strumenti di incentivazione disponibili. Un limite in questo ambito è rappresentato dal livello dimensionale ridotto della maggioranza delle aziende sannite. La sfida cruciale, tuttavia, si gioca sull’innovazione e questa deve diventare una questione importante di confronto. Abbiamo, a questo proposito, come riferimento le aziende che sul nostro territorio operano nel settore metalmeccanico e automotive, che non a caso sono quelle che in questo momento stanno assumendo personale.
Un altro campo di qualificazione delle nostre aziende sono sicuramente gli investimenti in salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, rispetto ai quali sono previsti anche incentivi molto significativi (come per esempio i Bandi ISI e gli altri sistemi di incentivazione della sicurezza messi in campo da Inail), che però vengono lasciati in parte inutilizzati. Il Sannio, anche su questo versante, deve essere più moderno, sposare una crescita economicamente e socialmente sostenibile ed inclusiva, comprendere che la sicurezza non è un costo ma un investimento e che, come ha detto il Presidente Mattarella in occasione della Festa del Primo Maggio, “lavorare senza pericolo è non solo possibile, ma irrinunciabile”.
Un’altra questione importante è favorire un dialogo tra sistema bancario e sistema delle imprese nel nostro territorio per quanto riguarda l’accesso al credito. Come accade il più delle volte, sono in particolare le piccole imprese ad avere più difficoltà nell’attingere risorse per sviluppare le proprie attività. Alcune iniziative per facilitare tale rapporto e renderlo friendly sono in atto, ma è necessario fare di più.
Un obiettivo da perseguire è dare concretezza e sostanza al progetto più volte affermato di “burocrazia zero”, per garantire tempi celeri e procedure snelle per l’apertura di nuove imprese.

Rispetto delle regole e contrasto all’abusivismo imprenditoriale

Un serio problema, che negli ultimi anni è stato accentuato dalla crisi economica, è quello dell’abusivismo imprenditoriale, particolarmente in alcuni settori come l’edilizia, l’installazione d’impianti, l’autoriparazione, la cura della persona e in minima parte il commercio. Esso è esercitato sul territorio sannita senza le necessarie autorizzazioni (amministrative, ambientali, igienico-sanitarie), con connesse situazioni di evasione fiscale e nel disprezzo delle norme, già richiamate, sulla sicurezza (che spesso procura ai lavoratori, purtroppo in nero, infortuni anche gravi mai denunciati come tali).
Tale fenomeno di concorrenza sleale rende ancora più difficile la sopravvivenza degli imprenditori sani che svolgono le proprie attività nel rispetto delle leggi e che obbediscono a coerenti valori del fare impresa in maniera etica.
Auspichiamo che gli attori del territorio si attivino sotto un unico coordinamento per sensibilizzare i cittadini, soprattutto i giovani, sui rischi che corrono rivolgendosi a soggetti non qualificati e che non danno alcuna garanzia sulla conformità del loro operato a quanto previsto, mettendo per di più a rischio la salute delle persone.
Il rispetto di regole comuni, a salvaguardia del lavoro e delle imprese, passa sicuramente attraverso l’adozione di CCNL sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative che garantiscano sicurezza, sviluppo e diritti e che non possano costituire elementi di discrimine e concorrenza sleale, sostanziati da contratti “pirata”.

Due progetti per attuare il diritto al lavoro dei giovani

Le statistiche che fotografano la mancanza di lavoro e la fuga dei giovani dalle nostre terre ci restituiscono numeri che sono inesorabili, ma quello che ci determina a fare tutto quello che è nelle nostre possibilità, e a richiederlo da chi ha il potere di intervenire e agire, sono i volti senza speranza dei ragazzi e dei loro genitori. Per questo vogliamo far nostro quel proverbio che dice “meglio accendere una candela che maledire l’oscurità”.
Proponiamo perciò due progetti concreti, in sinergia tra parti sociali e istituzioni, che certo non sono risolutivi di un problema troppo grande, ma che possono essere di stimolo per creare buon lavoro per i giovani.
Creare un Incubatore per imprese innovative in cui giovani con delle buone idee imprenditoriali possano essere accolti in luoghi in cui vi siano persone competenti ad accompagnarli nella loro realizzazione.
Creare una Piazza dei mestieri sul modello di quella di Torino, che abbia l’obiettivo dell’inserimento lavorativo attraverso il trasferimento di conoscenze e abilità, con una particolare attenzione al settore artigianale.

Benevento – Palazzo Arcivescovile, 14 giugno 2019

Letto, confermato e sottoscritto

L’Arcivescovo di Benevento
S.E. Mons. Felice Accrocca

Confindustria Benevento

A.N.C.E. Benevento

A.S.I. Benevento

CGIL Benevento

CISL IrpiniaSannio

UIL Avellino Benevento

Coldiretti Benevento

C.I.A. Benevento

Confagricoltura Benevento

A.C.L.I. Benevento

Confcooperative Benevento

C.N.A. Benevento

C.L.A.A.I. – Unione Provinciale Artigiani e della Piccola Impresa Benevento

con la collaborazione di:

I.N.A.I.L. Benevento

Ispettorato Territoriale del Lavoro Benevento