Manca un mese scarso e i possessori di immobili (non abitazioni principali) saranno chiamati a chiudere i conti con l’Imu e la Tasi del 2017 (seconda e ultima rata). Il versamento è quello relativo al saldo, ovvero l’altra metà dell’imposta dopo la rata di acconto pagata a giugno. Le regole sono ormai quelle note, entrate in pista dal gennaio 2016, che hanno cancellato in primis l’obbligo di versamento per le abitazioni principali non di lusso, affrancando di conseguenza dalla famosa “quota occupante” anche gli inquilini che mantengono residenza e domicilio negli immobili di cui risultano affittuari.
Fatta quindi eccezione per le dimore accatastate in A1, A8 e A9, che continueranno a pagare entrambi i tributi (godendo comunque della detrazione fissa pari a 200 euro), questo “nuovo” assetto comporta automaticamente una cosa: niente più rompicapi né dubbi sulle detrazioni, com’era invece accaduto quando le abitazioni principali erano soggette alla Tasi, e i Comuni non avevano l’obbligo di concedere sconti.
D’altro canto Imu e Tasi restano sempre vive e vegete per tutti gli altri immobili, locati o meno, anche se con delle “variazioni” su tema; occorrerà infatti per il saldo di fine anno sincerarsi dell’eventuale cambio d’aliquota rispetto a giugno.